Scultura ceramica sperimentale
-in moto perpetuo-
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Cosa vuol dire scolpire? togliere via il superfluo, alleggerire la materia.
Non è solo dare forma tridimensionale alle proprie idee, ma conferire peso, consistenza, confini al proprio essere.
Poi c’è la forza del gesto che deve esprimere necessariamente l’impulso vitale.
Quando si riesce a traferire questa intenzione nella materia, si verifica la risonanza.
L’azione, la continuità dei gesti, l’iniziativa del creare è la sintesi vitale, è una catarsi senza fine.
E tutto questo deve avvenire con inesorabile sicurezza: quando si esita, si perde freschezza e spontaneità.
Le tecniche artigianali sono utili in certi casi: saper realizzare uno stampo o una struttura portante è fondamentale, ma il momento della creazione richiede il massimo dell’abbandono dei tecnicismi. Perché tutto è movimento!
Per me, significa entrare in accordo con il movimento dell’Universo. Il che è diventato il mio motore esistenziale, poiché ho intuito che in fondo è vero ciò che si dice riguardo l’arte: cioè che imita la natura.
Ciò non avviene tanto nella copia dei paesaggi, o nelle nature morte, quanto nella mimesi, oppure nell’osservazione dei fenomeni, ma anche nell’adottare comportamenti di piante e animali e, cosa fondamentale, nell’interazione con gli elementi.
Per questo ho scelto l’argilla come mio materiale d’elezione. Essa ha infinite possibilità di lavorazione e di rifinitura. Quando si trasforma in ceramica si entra in un processo che definire alchemico non è un’esagerazione.
Entrare in rapporto intimo con l’argilla significa, riconoscere la sua duttilità, il suo calore. Accompagnarla durante la fase di essiccazione, accettando che disperda l’acqua, attraverso l’esposizione all’aria.
Infine trasformarla in terracotta, donandole quel fuoco che la farà diventare simile al metallo e alla pietra, ma che non sarà né metallo né pietra, ma qualcosa di unico e di irripetibile, proprio come lo è ogni essere vivente.