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È un titolo paradossale quello che ho scelto, lo so.
Eppure nell’era contemporanea, il mondo dell’arte ha mostrato uno spiccato interesse per l’ arcaismo delle tecniche e per l’essenziale nelle forme.
È come se ci fosse un bisogno diffuso di eliminare il superfluo.
Chissà…

Non è stata la scoperta di questa attitudine globale, a influenzare il mio interesse per l’arte primitiva, ma probabilmente una serendipità:
“La capacità o fortuna di fare per caso inattese e felici scoperte, spec. in campo scientifico, mentre si sta cercando altro” (dal vocabolario Treccani).

Mi spiego meglio: mi è capitato lo scorso anno, di cuocere alcuni pezzi all’interno di una fornace in stile neolitico che avevo costruito presso Pura Vita – casale officinale,
in previsione del seminario “Dalla Terra al Cielo”, una esperienza di ceramica primitiva e QiGong.
Utilizzando la legna come combustibile per la cottura, ho potuto constatare che effetti particolari, unici e di straordinario impatto visivo si potevano ottenere.

Qualcosa di simile lo avevo ottenuto con la cottura in “riduzione” di ossigeno che avevo fatto l’anno prima al MABOS, in cui la scultura che avevo realizzato durante la residenza d’artista, aveva subito una totale affumicatura. Proprio come il bucchero nero praticato dagli Etruschi nell’ VIII sec. a.C.

Ho scoperto che il metodo di cottura, adottato in queste fornaci simil-primitive – che in USA chiamano pit firing – è largamente adoperato da molti altri ceramisti nel mondo.
In cosa consiste questo tipo di cottura?

Letteralmente pit firing pottery, vuol dire: vasellame cotto a buca.
Cioè quel sistema che utilizzavano gli uomini primitivi per cuocere la ceramica, circa trentamila anni fa!
Il risultato che si ottiene è una affumicatura spesso disomogenea del pezzo, poiché il fuoco della legna non lo puoi controllare al 100%.  Questa operazione conferisce al pezzo quella imprevedibile casualità, che fa sembrare le opere come toccate da un’intelligenza superiore.

Nella mia eterna ricerca dell’effetto, ho cercato di trasformare questa tecnica alle mie esigenze estetiche. Ricreando dei mini forni di argilla, carta e legna all’interno di un forno a gas.
Follia?
Beh, Il procedimento è un pò laborioso ma in fondo richiede veramente pochi elementi, che però permettono di creare una vera e propria opera di ingegneria ceramica.
Si svolge così:

1) si avvolge la scultura che si vuole cuocere, all’interno di un packaging fatto di carta spalmata con barbottina.
2) prima di chiudere il packaging si inserisce della segatura, legnetti, foglie e altro materiale combustibile.
3) si posiziona nel forno e si lascia cuocere fino alla temperatura desiderata. Che può variare dai 980° ai 1200°. Dipende se si vuole cuocere un’argilla da maiolica o un grès refrattario.

N.B.: si può fare questa operazione anche per dare un tono particolare agli smalti ceramici, che andranno a rivestire la scultura di uno strano effetto a sorpresa.

La gallery qui sotto mostra degli esempi.

 

 

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