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Il mondo in cui viviamo ha la tendenza a subire delle trasformazioni profonde e radicali, in così poco tempo che si fa fatica a tenere il passo.
È un’affermazione che calza a pennello anche per il mondo della ceramica contemporanea. Il quale sta vivendo una nuova primavera all’interno del universo dell’arte.
Questo articolo non riporterà dei dati sull’incremento delle vendite della ceramica nell’arte, piuttosto riporterà alcuni esempi,
di come la ceramica sia riuscita a portarsi al pari di altri materiali in passato considerati “nobili”.

Per cominciare dovremo fare un tuffo nel passato. Quindi tenetevi forte!

Bronzi di Riace / Ottaviano Augusto

Partiamo con una domanda facile facile: di che materiale sono realizzate tutte le sculture che ritroviamo nei libri di storia?
Aprendo le prime pagine ci imbatteremo subito nelle anfore decorate. Disegnate con abile maestria, ma di sicuro non dello stesso impatto visivo che può avere il Doriforo di Policleto (marmo) o i Bronzi di Riace (bronzo ovviamente), oppure la statua di Ottaviano Augusto (marmo).

Collocando il nostro racconto nel periodo temporale dell’impero di Augusto (ci troviamo cronologicamente poco oltre l’anno zero), vediamo testimonianze di grandi opere d’arte, spesso in bronzo, mentre le riproduzioni di queste grandi opere venivano fatte in marmo.
Per trovare opere scultoree in ceramica degne di nota, dobbiamo fare un balzo in avanti di oltre millequattrocento anni!

Le opere ceramiche che subito saltano in mente sono quelle dei Della Robbia, di Begarelli e Mazzoni.
Volendo fare un sondaggio credo che a primo acchito, a pochi verrà in mente che Guido Mazzoni e Michelangelo Buonarroti fossero contemporanei.
Eppure il secondo ha ottenuto una notorietà – anche tra le generazioni successive – di gran lunga più grande di quella ottenuta dal primo.
Guardando le opere di Mazzoni potreste dire, in tutta onestà che hanno una qualità inferiore a quelle del più noto maestro aretino?
A cosa è dovuta questa disparità di trattamento?

Guido Mazzoni

Risposta più frequente: <<è molto più facile lavorare con l’argilla che con il marmo o il legno>>.
Nell’opinione comune è più agevole poter aggiungere o togliere argilla in fase di modellato, piuttosto che cavare via il prigioniero all’interno della materia (giusto per parafrasare Michelangelo).
Vero. Ma come la mettiamo con le difficoltà insite nella lavorazione dell’argilla? oggi la troviamo già pronta all’uso, in panetti di vario tipo e peso.
Ma in passato, la si doveva recuperare saltando fossi in collina, a colpi di picozza.  Poi bisognava macinarla, depurarla, impastarla e re-impastarla, finché non avesse raggiunto un livello di “purezza” idoneo per la lavorazione.

Estrazione, macinatura e depurazione dell’argilla nell’antichità

Per non parlare del farla stare in piedi: l’argilla quando è fresca tende a collassare su sé stessa, per cui è necessario munirsi di supporti, facendo fede sulle conoscenze di fisica acquisite ai tempi della scuola. Un giochino da nulla?
Vogliamo parlare dello svuotamento dei pezzi? del doversi prendere cura del pezzo in fase di essiccazione, onde evitare fessurazioni?
Cosa dire poi della cottura? apriti cielo!
Insomma, parliamo di un argomento di estrema complessità che, capirete bene, non si può esaurire in un articolo.

 

Eppure, per millenni l’arte ceramica è stata vista come una sorella minore di quella del bronzo, del marmo o addirittura del legno.
Non per un fattore estetico, quanto per la differenza in termini di costi.
Il che l’ha portata a lavorare nell’ombra, senza gloria ne riconoscimenti di alto livello. Salvo rarissime occasioni.

E allora quando è avvenuto il balzo in avanti che le ha permesso di affiancarsi ad arti più blasonate?
Sembra incredibile, ma solo da pochi decenni si è visto un incremento di interesse verso il linguaggio ceramico.
La grande varietà di artisti presenti sul globo e la crisi del bronzo e del marmo, dovuta alla scoperta di nuovi materiali più economici, come le resine poliestere ed epossidiche,
ha reso molto più eterogenea la produzione del prodotto artistico, spalmando la domanda e l’offerta in un’infinita varietà di nicchie e sotto-nicchie.

E da allora la ceramica ha potuto trovare spazio anche nei grandi saloni dell’arte, dalla Biennale di Venezia al SOFA di Chicago, alle gallerie d’arte di tutto il globo.
Numerose sono anche le riviste di settore, come la tedesca Newe Keramik o la Statunitense Ceramics Art and Perception, per citarne alcune.  Esse sono state in grado di creare un nuovo network per gli addetti al settore, ma sono anche un punto di riferimento per tutti i collezionisti che apprezzano questa arte.
Ci sono anche importanti concorsi internazionali come quello del MIC di Faenza, o la biennale di arte ceramica di Averio (Portogallo). Perdonatemi se non ne citerò altri, altrettanto importanti, ma sono diventati davvero tanti!

Anche gli artisti che hanno scelto di utilizzare l’argilla come mezzo espressivo stanno dando un notevole contributo, alla sua valorizzazione.Volete dei nomi?
Mi vengono in mente: Akio Takamori, Beth Cavener, Bertozzi e Casoni, Alberto Hernadez, Javier Marin, Daniele Franzella etc. etc.

La lista è lunga e molto variegata! Vorrei citare anche i maestri coreani che sono abilissimi nel realizzare grandi vasi con decorazioni stupefacenti. Per non parlare del tipo di cottura che usano (non so se avete mai visto i forni Anagama: opere d’arte anche queste).
Non mi basta un articolo per citare tutti gli artisti ceramici del nostro secolo e degli ultimi decenni del secolo scorso, però mi fa piacere essere in buona compagnia.
😉

 

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