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Goodbye Glory Dreams – Alberto Criscione

Il lavoro di Alberto Criscione presenta un’identità ricolma di indizi nascosti tra le piaghe della terra cotta. Si tratta del messaggio di un artista con il suo personale e lungo trascorso ormai ben consolidato, questo si vede chiaramente anche semplicemente osservando la sua opera e soffermandosi a riflettere su di essa.

Nel ricreare la figura di Achille, l’artista segue i principi di un’arte molto particolare il cui uso prende piede intorno alla metà del ventesimo secolo. Si tratta di un espediente artistico già conosciuto: lo scultore si appropria di una immagine strappandola da un vaso archeologico per poi modificarla come avevano già fatto prima di lui artisti come Roy Lichtenstein o Sherrie Levine, dando così una nuova forma e un significato completamente diverso ad un lavoro già esistente. 


L’opera diventa una nuova espressione artistica, originale e unica nel suo genere. Si tratta di un lavoro completamente differente dal precedente, modificato per renderlo proprio; esso non è più una semplice immagine su un vaso ma una nuova opera giacente direttamente su un terreno tangibile e non più immaginario.

Alberto ne trasforma non solo l’aspetto ma anche la materia posando la figura in forma tridimensionale – ora tramutata in una terracotta – a fissarci da terra, con lo sguardo di Achille che vede lontano qualcosa di indefinito, disteso su un letto di sabbia e pietre bianche mentre stringe ancora a sé i suoi ideali.

Quella in Goodbye Glory Dreams è una statua in terracotta formata da diversi pezzi accostati successivamente per formare una figura intera e passati attraverso un procedimento di cottura molto intensa. L’argilla inserita in un forno a buca – in uso nel mondo antico – ha subito una cottura violenta che ha portato allo scoppio e alla frattura di numerose delle sue componenti.

L’armatura è distrutta, così come il suo tallone e la sua veste, questo aumenta i segni e le ferite che corredano il corpo dell’ipotetico eroe antico che si fa vanto delle sue ferite e delle sue sconfitte. Il restauro prima della disposizione finale è stato portato avanti con una mistura di gesso e residui di terracotta.

Achille è un eroe sconfitto che giace a terra dopo la sua ultima battaglia, silenzioso aspetta che lo sguardo dell’osservatore si posi su di lui ad osservarne le numerosissime cicatrici, i segni di innumerevoli scontri, le ferite che lo hanno segnato e che non sempre lo hanno visto come vincitore delle proprie guerre.

L’eroe scelto da Alberto diventa così il simbolo di una lotta che viene portata avanti anche nella sconfitta, per degli ideali portati avanti anche in occasione della consapevole disfatta, indispensabili in un mondo sempre più crudele. Diventa così un collegamento tra i principi d’un mondo antico e classico riversati all’interno di un mondo moderno.

Achille è morto, sconfitto ma stavolta non è stato Paride a mettere alle strette il famoso eroe antico: una tabellina laccata d’oro ci mostra come esso sia in realtà un crimine moderno. A mettere fine alla vita di Achille è stata la società di oggi, siamo stati noi. Questo segno non è affatto casuale. Gli eroi cadono, scendono dal loro piedistallo e diventano così umani, è questo che simboleggia la figura scelta dallo scultore. Achille è un eroe demitizzato.

Il protagonista di Goodbye Glory Dreams diventa così un uomo moderno che s’appresta a combattere contro le avversità di ogni giorno. Si tratta dell’eroe di oggi che non abbandona la sua patria per lasciarla sola e cercare fortuna in altri lidi ma combatte per essa anche se sa che il suo peso sarà l’equivalente d’una piuma messa a bilancia con un’incudine di piombo.

Achille presenta ad un primo sguardo un aspetto che ci trae in inganno. Quello che abbiamo davanti appare come la figura di un eroe mitizzato che non va però confuso con ciò che immediatamente giunge nei nostri pensieri per mezzo dell’ideale classico. Ciò che vediamo non è un uomo bloccato in una bolla temporale lontana dai nostri giorni, i suoi passi non si muovono su una terra lontana e in un mondo cristallizzato e idealizzato come l’antica Grecia. Abbiamo davanti a noi un eroe moderno,

un eroe che è corrotto, trasformato a causa delle continue evoluzioni di sé stesso nel mondo e per il mondo, giunto sino a noi diverso da come ce lo aspetteremmo.

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