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CONGIUNZIONI

Secondo un’antica leggenda, in origine vi era una sola anima che in un dato momento esplose, fino a dividersi in innumerevoli frammenti. Ogni forma vivente è abitata da un frammento di questa anima che anela al ricongiungimento con la sua parte mancante. Per questo motivo, la nostra esistenza è caratterizzata dalla ricerca dell’altro, dalla vicinanza con altre esistenze. Sia per alleviare il senso di solitudine che per la necessità di colmare i bisogni archetipici dell’amare e dell’essere amati.

La scultura di Alberto Criscione racconta proprio questo desiderio di vicinanza, in un periodo in cui la distanza è la cifra del nostro quotidiano.

Scrive Massimiliano Reggiani:
Fratello dove sei? è un’opera di relazione, due corpi, uno il riflesso dell’altro, il duplice aspetto di un’unica identità: il bianco e il nero, il dritto e il rovescio, ogni figura poggia sul colore opposto. L’individuo difeso da una maschera in gomma che nasconde il volto, la persona che con il proprio gesto cerca un contatto protendendo la mano e il suo slancio aperto al mondo diventa esso stesso trasparenza e trasforma la materia. La gomma isola, diventa maschera funeraria, calco di un progenitore indossata per divenire stirpe. Uno dalla terra si fa luce, l’altro dalla levità cerca radice e ancor più affonda nella propria storia per trovare equilibrio e reggersi su di un consapevole passato.

Tecnica: Scultura in argilla semi-refrattaria e resina trasparente
Dimensioni: 50 (h) x 48 x 18 cm

Alberto Criscione scultore attinge spesso a immagini dell’epoca classica, per poi riadattarle al contemporaneo o le trasforma cambiandone i connotati.
In questo caso ci troviamo di fronte ad un viso umano dalla cui sommità fuoriesce un elemento misterioso, colorato, dalla forma indefinita.
Il rigore si sposa quindi all’astratto, generando una dualità che non è difformità, ma unione.

Come nell’Universo coesistono gli opposti, così per imitazione della natura, lo scultore ci vuole raccontare che è proprio così che l’uomo potrebbe
vivere in armonia. Rispettando le leggi del cosmo, viaggiando nel respiro che muove tutte le cose.

Scrive Massimiliano Reggiani:
Congiunzioni ci legano direttamente al tempo del mito, il volto imponente, i tratti virili, la barba matura sono segni divini. Non è mito rappresentato ma suggerito, perché la realtà è concio di un arco immaginario, è pietra scolpita e sbozzata, tagliata di lato con una secca cesura. E’ parte di un tempio, di una statua più grande, è contemporaneamente frammento fagocitato perduto e riemerso. Per questo gli inserti di natura o di altri frammenti lo feriscono, ne raccontano gli eventi subiti, lo riportano negli abissi temporali di qualcosa che nonostante tutto, per quel che ne resta ci appartiene: è il senso classico che nell’arte nata in Sicilia resta, inesorabilmente, sempre presente.

Tecnica: Terraglia bianca e ceramica
Dimensioni: 35 (h) x 20 x 15 cm

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