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Camminando in questa vita, prima o poi arriva il momento in cui decidi di rinnovare il guardaroba, cioè fare spazio a nuove cose. Quel momento è anche quello in cui ci si rende conto di ciò che si sta lasciando dietro, quasi mai senza un pizzico di nostalgia, ma comunque consolati dal fatto che si può proseguire la nostra strada, consapevoli di avere un bagaglio d’esperienza su cui fare affidamento. È con questo stato d’animo che ho realizzato questa scultura, Giotto e Cimabue, commissionatami da un cliente di Napoli…L’episodio leggendario in cui il noto pittore Cimabue, scopre un giovane pastore, (Giotto) intento a disegnare su una pietra. Il giovane, venne reclutato come apprendista nella bottega del maestro. Il suo innato talento e la costanza lo portarono a diventare un eccellente pittore (per quei tempi), tanto che oggi si fa riferimento a Giotto e Cimabue per dire “l’allievo ha superato il maestro”. Andando indietro nel tempo, ricordo che questa frase veniva pronunciata spesso, da amici e clienti, quando ancora ragazzetto, realizzavo le mie prime opere in bottega da mio padre Giuseppe.

All’epoca questa frase mi riempiva d’orgoglio. Oggi capisco quanto sono stati importanti quei momenti per la mia evoluzione professionale. Col passare degli anni, avendo acquisito le nozioni tecniche di base, sentivo la necessità di sperimentare cose nuove… allora mi misi alla ricerca di argille e colori diversi da quelli che comunemente venivano utilizzati in bottega.

Grazie a questo mio impulso ho scoperto gli ingobbi con i quali, oggi, ho dipinto questa scultura.

Gli ingobbi in realtà non sono altro che argille allo stato liquido. Si possono mischiare con ossidi per creare colori quali il blu, il verde, il rosso etc. Le argille (in cotto) hanno tonalità che vanno dal rosa salmone al terra di siena bruciata, dal bianco all’ocra chiaro, ciò dipende dalla proporzione di calcio e ferro in esse contenuto.

La particolarità degli ingobbi è che si passano (a pennello o a spruzzo), sull’opera a durezza cuoio, cioè prima della cottura, si fissano in cottura a 980° e diventano parte integrante della scultura. Per conferire al colore una maggiore profondità si possono “cristallinare”, cioè in una seconda cottura si passa una vetrina trasparente a 930°.

Questa è stata una delle innovazioni che ho portato in bottega, quindi, oggi quando penso a Giotto e Cimabue, non penso se sono più o meno bravo di mio padre, ma se mi sono fermato a ciò che lui mi ha insegnato, o se sono andato oltre.

 

 

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